guardamilano

Quest’oggi era una giornata mica da
buttare.
mi era stata fatta una delega per andare a ritirare un
portafoglio smarrito all’ufficio oggetti rinvenuti di Milano. siccome
ho finito al lavoro alle 11 e avevo con me il necessario ho deciso di
andarci.
prendo il pullman delle 11e15 per Monza. cazzo è
bellissimo quando i mezzi pubblici sono strapieni di scimmie tanto da
sembrare cassonetti colle ruote, ma sono straordinariamente tutti
silenziosi. tranne le due ragazzine puttane che parlano ad alta voce
per tutta la fottuta durata del tragitto. ritengo di avere una soglia
del fastidio abbastanza alta e ahimè, una capacità di
concentrazione che funziona bene come l’uccello di un 90enne che ha
iniziato coi piercing estremi, biforcazioni e body mods a 12 anni. a
Manila. non vorrei quindi apparir troppo schizzinoso, specie verso il
casino, dall’alto delle mie carriera scolastica che annovera tre
(numero magico) sospensioni e 666 (numero della bestia) note sul
diario e/o registro. è che mentre leggo la mia concentrazione
diventa fragile. come l’imene….. eccetera.
bé queste due
stronze fottute, che poi come una palla di merda che rotola sulla
merda sono esponenzialmente cresciute fino al numero di quattro,
hanno affrontato principalmente due argomenti.
_la loro militanza
nel gruppo di feisbuc "quelli che al citofono rispondono io",
fregiandosene enormemente.
_una loro amica, che ovviamente era
assente e quindi denigrata fino alla miseria più marrone, aveva
osato esprimere la sua preferenza in favore di Denzel Washington in
un contest che lo vedeva contrapposto a Johnny Depp. giudicavano la
loro "amica" come un inquisitore si rivolgerebbe al
peggiore dei blasfemi fottuti.
Arrivo a Monza. per un periodo
della mia vita, per certi versi anche fico, ho frequentato quella
stazione e rivederla tutta rinnovata mi ha fatto un certo
effetto.
faccio il biglietto alla macchinetta automatica. prima di
stamparlo mi chiede se voglio donar dei soldi a telethon per la
ricerca. io personalmente odio l’essere umano e auspico la sua
estinzione quindi pigio su NO, GRAZIE. non pesa nulla. quando la
zingarella si mette li dietro di te che fai il biglietto, tu non le
dai un cazzo, ma qualcosa dentro la senti. che sia fastidio,
tristezza, disagio. hanno messo uno zingaro nella macchina cazzo,
solo che quando pigi VATTENE AFFANCULO non senti niente di
niente.
prendo il treno per Milano p.ta Garibaldi, quindi la metro
fino a porta romana. l’ufficio oggetti rinvenuti sta in via Friuli
30; mi documento su una mappa esposta alla fermata della metro, e
salgo in superficie.
una ragazza mi ferma e mi chiede quale fosse
l’ultimo libro letto. Questo
qua
le dico, e lei mi chiede quanti libri leggessi in un anno.
una cinquantina le dico, ma 4 è le media degli italiani mi dice. mi
uniformerò le dico. avrei dovuto rispondere "ma io so
giapponese" come faccio sempre nei momenti di crisi. comunque
non leggo poi molto, lo faccio solo quando aspetto un mezzo e quando
ci sono sopra. un sacco di gente potrebbe leggere una cinquantina di
libri l’anno. bé mi trascina da una parte dicendo che m’avrebbe dato
un libro gratis e uno scontato. quando sento gratis non capisco più
un cazzo. i libri gratis tra cui scegliere sono accozzaglia stile
harmony e amenità simili. dice che loro sono specializzati in
gialli. le chiedo dunque se ha qualcosa di Scerbanenco. solo italiani
risponde lei.
vabè tiro su un libro su come fare cazzate col
cartone, sapendo già a chi regalarlo, e sapendo già che sarà
contentissima ma non riuscirà mai a costruire un cazzo col cartone.
abuso della gentilezza dei librai e mi faccio indicare via
Friuli.
arrivo davanti all’ufficio oggetti ritrovati, che è anche
sede della polizia locale. bellino da fuori per essere in Italia.
entro e seguo i cartelli per l’ufficio che m’interessa. salgo scale
ripide, stile tribunale in soffitta di Kafka.
cazzo arrivo a
destinazione e mi rendo conto che quel posto è uno spettacolo. ci
sono occhiali in buste trasparenti contrassegnati 1974. robe da clip
di mina. cesti di ombrelli e una parete di chiavi, portachiavi, roba
che nessuno cercherà mai, roba di gente che magari è già morta,
roba che non appartiene più a nessuno. poi bé che a Milano ti
restituiscano il portafoglio coi tuoi 80 euro dentro è qualcosa che
ti fa pensare. so che c’è qualcosa che non va, ma non mi arrendo, no
cazzo. alzo la testa e decido di indagare. decido che con quei 80
euro, che non sono miei peraltro, comprerò due bottiglie di vino e
una di grappa, roba pregio. grazie all’aiuto di tali meraviglie potrò
concentrarmi su qualcosa, che nel frattempo avrò dimenticato,
risolvendo magistralmente il problema.
vado via, cerco di
muovermi, voglio essere a casa con vino gatto e divano il prima
possibile. Milano non m’è mai piaciuta e non comincerà certo a
piacermi oggi. mi scappa da pisciare, a Milano mi capita SEMPRE ma
solitamente sono ubriaco e lo faccio su qualche vetrina mentre i miei
amici da dentro il negozio mi indicano.
è sempre bello
constatare che in una delle città civili di quella piccola parte di
mondo che si definisce civile, espletare un bisogno atavico quale
pisciare, sia di fatto cosa non solo complicata ma addirittura
onerosa! poi se bestemmi si incazzano…bah.
piglio una metro per
raggiunger Cadorna. mi siedo e mi metto a leggere, sale una tizia
tutta affannata con un carrellino da spesa su cui poggia un piccolo
amplificatore di quelli da chitarrina elettrica, con attaccato il suo
violino e un lettore mp3. non è una merdona, anzi il contrario.
sembra una persona normalissima, è vestita decorosamente e
probabilmente meglio di me, non cerca in alcun modo di esternar
disperazione. elargisce sorrisi leggerissimi alla gente indifferente,
il tutto mentre suona my way di Sinatra (Nina Hagen e Sid Vicious) e
si mantiene in equilibrio. bah io non do mai un cazzo a nessuno, solo
un ubriacone senza una gamba riuscì a scucirmi un paio di euro,
promettendomi che con quelli ci avrebbe comperato da bere. quindi per
sta volta, in via del tutto eccezionale, butto tutta la moneta che ho
nel suo bicchiere. pensare che c’uscivano du ceres, ora, mi pesa in
fondo al cuore. ma chiunque sbaglia.
il treno Cadorna-Mariano
parte alle 15e10. posso salire su un altro treno e pisciare, ma se
parte e mi ritrovo a Bergamo? o a Saronno? ste città di cui ho
sempre e solo sentito parlare, nemmeno so se esiston davvero.
vaffanculo, opto per il cesso di Cadorna. c’è un ometto seduto li
davanti che aspetta.
orinatoio 30cent, cabinetta 50cent. eh cazzo.
non ha alcun senso. se applico la matematica mi esce che una cagata
mi costa meno di una pisciata. non riesco a capire su che base. ma
evito anche di chiedermelo. gli butto 50 cent che nel frattempo ho
rialzato facendo il biglietto. lui mi indica la cabina. io voglio
solo un orinatoio, ma Gesù santo, te sei il vecchino del cesso di
Cadorna, io i 20 centesimi non li voglio. hai le mani sporche di
cazzo, di mutande sgommate, di tarzanello. sulle tue mani c’è tutto
il fottuto popolo della morte. sei l’untore di tutti i mali venerei,
le tue mani piagano le carni laddove sono maggiormente sensibili.
pigliati i 20 centesimi e ficcateli su per il culo. usali per
grattarci un gratta e vinci ma stammi cazzo lontano. soprattutto
mentre piscio. assomigliava anche alla metà di sopra di Dario Fo.
tutto ciò solo per pisciare, il trauma nel nostro mondo va
metabolizzato subito, e senza romper troppo i coglioni.
arriva il
treno. è caldo, è morbido, e il mio sedile reca anche la scritta:
chi legge è gay O LESBICA. io non ho parole, questo tizio non lo
frega più nessuno. previdente, sagace, mostra genialità
nell’insulto e sfregia la comune proprietà mettendosi al livello dei
più potenti del nostro paese, e lasciando noi poveri perdigiorno
avvinazzati con un palmo di naso. davvero cazzo congratulazioni vive,
ci vuole potere per far vacillare la mia convinzione che anche
l’ultimo degli stronzi debba aver possibilità d’esprimersi.
il
viaggio di ritorno è tipo la via crucis, però spalmata di merda.
come sopra, assoluto silenzio, una singola scimmia prende la parola.
in 56 minuti, tanto è durato il viaggio, è riuscita a PARLARE
SEMPRE ININTERROTTAMENTE DI UNA SOLA COSA. sua madre era via, lei
stasera avrebbe potuto uscire solamente dopo le 20, non era
disponibile un’autovettura prima. BASTA. 56 minuti del cazzo, per
esprimere in tutte le sue forme questo unico concetto. altre 30
persone zitte. la persona a cui parlava ogni tanto accennava un sì
colla capoccia, ma la sua voce è tutt’ora ignota.
a dirlo sembra
surreale. e lo è. la gente fa di tutto per espandere il proprio ego,
e fino a che non te lo ficca su per gli orecchi cazzo non si ferma. e
tu sogni quella roba che c’è in topgun. quel pulsantino con su
scritto eject. il merdo viene scaraventato fuori dal veicolo tramite
sedile a molla. unica variazione, niente paracadute.

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